Parto naturale dopo un cesareo, è possibile
Chi non è rimasto con l'amaro in bocca per non aver potuto fare nascere il proprio bimbo in modo naturale? Il VBAC, ovvero il vaginal birth after cesarean, è possibile e l'ho provato in prima persona.
Nel 2006 nasce il mio primo bambino con parto cesareo d'urgenza per sofferenza fetale, dopo un breve travaglio competo di appena 4 ore.
Nel 2010, appena rimasta incinta, il mio ginecologo, noto prof dell'ospedale Gemelli di Roma, mi tranquillizza dicendo che oramai erano passati più di 4 anni e si sarebbe potuto tranquillamente procedere per un parto per via vaginale, ove i presupposti ci fossero stati, ovvero travaglio veloce, senza sofferenza fetale prima del taglio cesareo programmato.
Così 10 giorni prima del ricovero avverto la rottura delle mebrane. In una corsa sfrenata all'ospedale più vicino, quindi non quello dove era programmato il cesareo e dove lavorava il mio ginecologo, arrivo dopo appena 15 minuti con una dilatazione di 7 cm. I presupposti per fare un parto naturale ci sono e, non appena trasportata in sala parto la dilatazione era completa. Alle ore 6.45 ho avvertito la rottura del sacco amniotico, alle 8.06 avevo il mio bimbo tra le braccia, nato per via naturale dopo nemmeno 15 minuti di travaglio senza dolori.
La mia esperienza fa caso a sè vista la celerità del travaglio e della fase esplulsiva, ma voglio riportare la mia esperienza per chi ha il desiderio di provare a far nascere il proprio figlio in modo naturale dopo un parto cesareo.
Quello che leggerete di seguito è il post partum difficoltoso che ho avuto che NON è conseguenza di un parto naturale dopo un cesareo.
Nel secondamento la palcenta sin da subito si è vista incompleta, quindi hanno dovuto procedere ad un secondamento manuale, sotto anestesia generale. Risvegliata avevo forti dolori e desiderio di spingere, come nella fase esplulsiva. Nel farlo ho avuto un'emorragia forte e hanno dovuto fare un'ulteriore revisione uterina (raschiamento) e trasfusioni di sangue. Non si capiva se l'emorragia venisse dal taglio cesareo precedente. Il giorno successivo si è bloccata, ma continuavo a non sentirmi bene. Il coccige si era spostato per la troppa velocità con cui è nato il piccolo, ero fiacca e spossata. Avevo infatti la febbre che è persistita per ben 16 giorni. Cominciano a fare controlli sul sangue e sulle urine. Infezione urinaria presente e sague pulito. Dopo una settimana un'ecografia di controllo mostra ancora altro materiale, presumibilemtne placentare, presente nell'utero, fortunatamente non localizzato sopra il precedente taglio cesareo. Procedono con Tac e Risonanza magnetica per verificare lo stato e la posizione dei residui, in quanto sembrava vascolarizzato e tendente ad una placenta accreta, ovvero una patologia dove la placenta "mangia" l'utero. Esclusa questa patologia, procedono con la terza revisione uterina, partita come isterectomia totale nel caso in cui, esportando il materiale, fosse venuto via anche l'utero. Fortunatamento quest'ultima è andata bene, anche se non sono riusciti a togliere totalmente tutto il materiale in quanto era ben adeso alla parete uterina che stava cedendo. Con i medicinali hanno fatto si che espulgessi da sola gli ultimi resti che sono finalmente usciti dopo una settimana dall'ultimo intervento.
21 giorni di ospedale, 4 sacche di sangue, lussasione del coggige, 3 revisioni uterine, ecografie, tac, risonanza magnetica un parto velocissimo di cui non ricordo nulla, febbre e tanta tachipirina, ecco cosa ho nella mente del mio parto.
Se avessi fatto un cesareo probabilmente tutto ciò non sarebbe accaduto, ma ciò non è assolutamente da ricollegare al fatto che sia un parto naturale dopo un cesareo...! Ovvio che se i residui placentari fossero rimasti sulla parete del taglio cesareo, non ci avrebbero perso troppo tempo...ringrazio l'ospedale San Camillo di Roma per aver tentato in tutte le maniere di salvaguardare il mio utero e non farmi andare in menopausa a 31 anni!